Nicola Lecca, scrittore, finalista Premio Strega
Esordire con una raccolta di racconti di grande successo, finalista allo Strega è qualcosa che certamente incide molto nella vita di chi si affaccia al mondo della letteratura. Questo debutto così felice cosa ti ha offerto?
Un ottimo inizio, molta visibilità e il riconoscimento del talento. Utilissimo a un ventenne insicuro.
Tu hai vissuto e lavorato in molti paesi d'Europa: essere un lettore nel Regno Unito è diverso dall'esserlo in Italia?
L'Inghilterra mi ha insegnato l'ironia e la diplomazia anche attraverso i suoi scrittori. Will Self e Alan Bennet, per esempio. Il successo de "La Piramide del Caffè" lo devo in gran parte ai miei anni trascorsi a Londra.
Spesso oggi gli editori incoraggiano gli autori ad essere presenti sui social network non solo per promuovere il libro in uscita, ma anche per creare una sorta di continuità e familiarità nel rapporto con i lettori. Cosa si guadagna e cosa si perde comunicando così spesso con il proprio pubblico?
Ci si guadagna in umanità e in cortesia e, per come intendo io i social, si condivide la vita in maniera sana e costruttiva. Non si perde nulla.
Il tema di questi anni è fatalmente la transizione (più o meno totale) dal libro cartaceo a quello digitale. L'editore ha l'opportunità inedita di avere un punto vendita in ogni casa. L'esordiente ha la speranza di poter pubblicare bypassando quell'editore che magari gli ha rifiutato il libro. Non è semplice oggi capire come evolverà questo mercato, tu cosa ti attendi?
Oggi il 12% dei miei lettori acquistano ciò che scrivo in digitale. E' una percentuale alta: ed è destinata a salire. I problemi del digitale? Pirateria, libri a 99 centesimi, decadimento della qualità e del gusto ( e potrei continuare a lungo): ma tirate le somme credo sia un passo avanti.
Tu hai spesso trattato il tema della felicità, un tema importantissimo, ma proprio per questo facilmente strumentalizzabile e che facilmente si presta ad essere svilito. Perché?
Il mio maestro è stato Mario Rigoni Stern. Anche grazie a lui sono impregnato di semplicità. E ne vado fiero.
Del resto, la maggior parte dei miei libri sono stati acquisiti dalla selettiva biblioteca del Premio Nobel a Stoccolma.
Quale migliore conferma del fatto che la strada verso la semplicità è quella giusta ?
Cos'è la reclusione e cos'è l'esplorazione? Sono davvero opposti?
Come dice Heidegger vivere è incontrarsi col mondo. Se non avessi visitato oltre 300 città e vissuto a lungo in sette di queste, oggi non sarei uno scrittore. Per scrivere, però, ho bisogno di star solo. Di isolarmi. Sono due fasi opposte ma complementari: almeno per quanto mi riguarda.
Oggi c'è un'offerta letteraria senza precedenti, mai si è pubblicato tanto e mai tanti individui hanno avuto un accesso così facile ad una tale massa di volumi; mai è stato così facile pubblicare e mai si sono potuti reperire tanti testi gratuitamente. E' l'epoca d'oro della letteratura (almeno intesa come mercato)?
Penso che il facile accesso alla pubblicazione sia un progresso. Ma con riserva: se un tabaccaio cominciasse a vendere le stecche di sigarette a 99 centesimi andando in perdita verrebbe considerato un folle e il suo gesto giudicato inappropriato. Se un pasticcere molto ricco scegliesse di regalare le proprie torte (anziché venderle) finirebbe per danneggiare i pasticceri vicini.
Invece nel mercato dei libri questo è concesso.
Perché capita? Principalmente per narcisismo. Pur di inseguire il sogno dello "scrittore famoso" in molti svendono il proprio lavoro con risultati spesso inutili: eppure dannosi per chi come me di scrittura vive e lo ha scelto come mestiere oltre che per passione.