Monday, September 9, 2013

Lo stordimento della profondità e dell'empatia contro lo stordimento del clamore mediatico.


Intervista a Mariapia Bruno redattrice arte di Tempi ed ARTempi.
Nella tua carriera hai collaborato con istituzioni culturali prestigiose: cosa ti hanno lasciato quelle esperienze?

Art by Michela Terzi for MtM
Ho avuto la fortuna di cominciare molto presto. Le prime esperienze sono state fondamentali per aiutarmi a capire quali strade avrei dovuto intraprendere per costruire, passo dopo passo, le basi di un futuro professionale che ho sempre immaginato nel mondo dell'arte. Il primo stage l'ho intrapreso durante l'Università, tornando per qualche mese da Milano nella mia città, Agrigento, per collaborare con il prestigioso Museo Archeologico Regionale, un'istituzione che valorizza il passato di una città millenaria mostrandosi, al contempo, aperta alle tendenze artistiche contemporanee, dove ho potuto studiare da vicino preziosi reperti - alcuni dei quali sono permanentemente ospitati dal British Museum di Londra - ed elaborare anche la mia tesi di laurea. Da questa esperienza è nato anche il mio primo articolo per il settimanale Tempi (di cui oggi curo il blog online ARTempi), testata a cui devo molto che mi ha permesso - e mi continua a permettere - di crescere come giornalista. Ho anche collaborato con il Teatro dell'Opera di Roma, per il quale ho realizzato diversi trailer degli spettacoli in cartellone: è una realtà pittoresca che mi ha fatto scoprire da dietro le quinte quanta fatica e quanto lavoro ci vogliono per realizzare degli spettacoli teatrali di così alto livello. Recente la mia collaborazione con Rai Educational, che mi ha portata nel mondo della regia e dei montaggi televisivi, dove la comunicazione fa leva su un linguaggio chiaro, lineare, colorato e divertente, destinato a coinvolgere il pubblico dei ragazzi nella parte più delicata della loro crescita e formazione.

Raccontare di arte e cultura è un compito importante: cosa, chi fa il tuo lavoro, non deve mai dimenticare?

E' fondamentale - come dovrebbe esserlo in tutti gli ambiti legati alla diffusione di cultura e informazione - oltre alla passione e a una imprescindibile preparazione di base, approfondire accuratamente i contesti in cui nasce una determinata tendenza artistica, estetica o filosofica, maturare un punto di vista personale e chiaro di quello di cui si andrà a scrivere, pensare sempre al lettore, che deve essere intrigato, legato al testo fino all'ultima parola, invogliato a riflettere sui concetti che gli si presentano e, soprattutto, soddisfatto dalla lettura, anche se breve. E' purtroppo una prassi comune, spesso causata dalla fretta o dal pressappochismo, la produzione di articoli spersonalizzati, che segnalano in maniera anonima un evento o una mostra, non svelando nulla di chi li ha prodotti. I giornalisti - d'arte e non - hanno la fortuna di poter far sentire la propria voce, di poter fare affezionare il pubblico alla loro penna, di esprimere un punto di vista. Per i remind e le informazioni d'agenda ci sono le agenzie stampa.

Quali sono tendenze più forti che percepisci oggi nel mercato/mondo dell'arte?

Mi viene in mente un passo di Alla ricerca del tempo perduto di Proust, dove lo scrittore Bergotte, protagonista del volume La prigioniera, va a vedere una mostra al Jeu de Paume di Parigi e passando davanti a numerose tele ha l'impressione dell'aridità e dell'inutilità di un'arte così artificiosa. Ma poi giunge davanti la Veduta di Delft di Vermeer, e tutto cambia magicamente. E' quello che succede ancora oggi quando si passano in rassegna - nei musei, sui siti web, sui giornali - opere d'arte che ci vengono presentate con toni enfatici, come l'ultima grande creazione di qualcuno che è riuscito, in qualche modo, a far parlare di sé. La reazione che verrebbe naturale è quella di passare oltre, ma il lavoro di persuasione mediatica è forte, e il pubblico prosegue - via stordimento - all'ammirazione, all'acquisto, alla collezione di oggetti di cui spesso fatica a capirne il senso. Mentre l'unico stordimento dovrebbe essere quello prodotto dall'empatia verso composizioni nate dalla sensibilità di persone che - come nel caso di Bergotte - riescono a toccare le corde più sensibili del nostro essere. Che sia un'istantanea fotografica, un'istallazione con materiali di riciclo, un vecchio dipinto impolverato: quando una cosa nasce dal vero, dal bello, dal sublime, e riesce a toccarci realmente, tutto quello che le fa da ingombrante contorno - a cominciare dalla febbre della mercificazione - svanisce in una nuvola di non senso.

Alle volte si sente dire che l'Italia è un po' periferica rispetto ai grandi network globali dell'arte: quanto c'è di vero?

L'Italia è il paese che possiede il patrimonio artistico più importante del mondo, e - contemporaneamente e paradossalmente - un paese che si impegna davvero poco nella valorizzazione e gestione di tutti i suoi tesori. E' come se si vivesse di rendita, come se ci si fosse seduti sugli allori dei nostri antenati scienziati, artisti, costruttori, pensatori, esploratori. Se si smettesse di pensare che i turisti verranno sempre e comunque a vedere il Cenacolo Vinciano, la Mole Antonelliana, la Valle dei Templi, e si valorizzassero la creatività, l'ingegno, le idee contemporanee e aperte all'internazionalità di molti giovani italiani, il passo verso l'eccellenza diverrebbe concretamente possibile. L'attaccamento alle poltrone, il disinteresse diffuso da parte di chi spesso si trova ai vertici a valorizzare chi possiede e dimostra reale passione e talento - che è invece il punto di forza su cui fanno leva quei paesi che, puntando su giovani preparati e motivati, hanno rafforzato sia la cultura che l'economia - è una piaga che si deve combattere con l'impegno e la costanza. Mi rivolgo non solo a chi è ancora alla ricerca della propria strada, ma anche a tutti quelli che hanno messo da parte i loro sogni e i loro interessi dopo aver trovato un posto di lavoro di ripiego o di fortuna, che dovrebbe esser inteso, invece, come qualcosa in più che permette - oltre alla razionale sopravvivenza - di finanziare e portare avanti autonomamente le attività per cui si è sentitamente portati. Tra vivere e sopravvivere c'è, infatti, una bella differenza.

Quali sono gli artisti ai quali ti senti più legata?

Ho avuto il piacere di avere degli scambi di mail con un saggio maestro che ha condiviso con me e con i miei lettori le sue esperienze e il suo credo artistico, regalandomi numerosi spunti di riflessione: Camilan Demetrescu. Pochi giorni prima di spegnersi mi ha mandato i suoi ultimi disegni relativi al tema della diffamazione - male incurabile di cui il mondo è sempre affetto -, un gesto che ho poi pensato come una sorta di testamento artistico, e mi ha salutata con una battuta e un augurio:<<Mariapia, carissima, proprio in questi giorni ho fatto un disegno sul tema della calunnia - che si è scatenata oggi - mentre la Verità sopravvive ancora nelle coscienze. Io, anche se non sono proprio un fiore, sto meglio del mondo in cui viviamo. La primavera ci farà incontrare alla chiesetta per raccontare insieme come vanno i nostri tempi>>. Non ci siamo mai visti, ma è come se l'avessimo fatto.
E poi ci sono quegli artisti che vorrei tanto incontrare con un viaggio nel tempo, che tempesterei di domande fino allo sfinimento: il riservato maestro della dissimulazione Vermeer, il tormentato Schiele, il generoso e sensibile Van Gogh, il visionario Bosch e i primitivi fiamminghi - Rogier van der Weyden come capofila - creatori di una bellezza seducente, elegante e intramontabile.

Il rapporto tra chi produce arte e l'editoria di questo settore, quali vie deve seguire per essere sempre ricco e virtuoso?

Purtroppo non ci sono istruzioni per l'uso che garantiscano, tutte le volte, la riuscita di un progetto culturale o di qualsiasi altro genere. E' facile parlare di sinergia, grandi idee, impegno ed intesa, ma è altrettanto facile commettere o subire passi falsi - frutto, la maggior parte delle volte, di invidie e rancori -, come è facile perdersi in errori di valutazione. A mio avviso, l'incontro tra chi collabora alla realizzazione di un progetto deve essere, innanzitutto, basato sulla correttezza e sulla lealtà. La competitività e l'ambizione sono armi a doppio taglio, ma se ben usate - insieme alla concretezza, alla professionalità e alla puntualità - possono creare un circolo virtuoso e stimolare la produzione di idee originali e vincenti.