Friday, May 9, 2014

Anche oggi l'ambasciata deve sapersi districare tra comunicazione e segretezza


Colloquio tra Francisco Alegre Duarte, Consigliere dell' Ambasciata del Portogallo e Salvatore Dimaggio (Corporate advisor, direttore MtM)

S.D.: Nel 2007 la nuova ambasciata USA a Baghdad è stata criticata perché era chiaramente costruita come una fortezza impenetrabile, ma di fatto inadatta a quello che è il compito di un'ambasciata: consentire ed incoraggiare rapporti diplomatici. Da allora questo tema è diventato sempre più d'attualità. La lotta al terrorismo da un lato e la vulnerabilità dei sistemi in formatici, hanno acuito le giuste istanze di sicurezza per il personale che a vario titolo lavora nelle ambasciate. Oggi la vera sfida è divenuta quella di comporre queste esigenze con la vocazione accogliente, aperta ed inclusiva che un'ambasciata deve avere per poter svolgere il suo ruolo di collante tra i paesi. 

 F.A.D.: Mi sembra che siano argomenti distinti. Svolgere un normale lavoro diplomatico in una situazione di instabilità militare o di violenza non sia facile. Io stesso ho vissuto un’esperienza simile a Timor Est, nel 1999, nell’ambito del referendum che ha aperto il cammino all’indipendenza e dello scenario di violenza che si è creato in seguito (dormivo per terra, mangiavo mezza razione di  rancio al giorno, e soprattutto assistevo al triste spettacolo di vedere persone uccise a nemmeno poche decine di metri dalla sede delle Nazioni Unite, dove ci eravamo rifugiati). Chi  pensa che i diplomatici vivano soltanto tra un cocktail e l’altro nella cornice privilegiata degli Hotel a cinque stelle non ha un panorama reale della situazione. Certamente gli  Stati non possono correre rischi irragionevoli per quanto riguarda la sicurezza personale dei suoi rappresentanti diplomatici.  Ma rispetto ad una diplomazia “bunkerizzata” c’è una grande differenza. 
Già relativamente alle esigenze attuali di maggior apertura in ambito diplomatico molte cose sono cambiate.  Oggi vediamo Ambasciate e Ambasciatori  presenti nelle reti sociali, usando questi nuovi strumenti in una logica di diplomazia pubblica, in modo da poter raggiungere un numero maggiore di ascoltatori molto più vasto, trasmettendo anche un’immagine moderna e vaporosa del paese che rappresentano. Personalmente sostengo questi nuovi strumenti. Oltre a permettere di raggiungere migliori risultati nonostante scarse risorse,  contribuiscono anche ad un rinforzo della trasparenza, oltre ad aiutare gli stessi diplomatici a comprendere meglio – e in tempo reale – quali sono le sfide da affrontare nel promuovere l’immagine esterna del paese. 
Dall’altra parte, nessun eccesso di entusiasmo: Twitter è importante, ma non sostituisce alcune componenti classiche della diplomazia. La discrezione, la fiducia e l’onestà continuano ad essere gli attributi fondamentali di qualsiasi diplomatico che si apprezzi. Quando non c’è fiducia in un messaggero, il messaggio non passa. E ci sono cose che semplicemente non devono essere discusse nella pubblica piazza. Forse non è politicamente corretto dirlo (in un mondo accecato dalla “trasparenza”, a volte distorcendo il concetto al punto di scivolare verso il “voyeurismo”), ma per quanto riguarda la diplomazia, il segreto continua a costituire, in molti casi, l’anima del commercio.  

S.D.: I paesi europei vogliono promuovere le loro rispettive lingue nazionali ed il patrimonio di cultura ed identità che veicolano. Penso al programma di Supporto all'Editoria dell'Istituto Camões - Istituto della Cooperação e della Lingua che promuove la traduzione di opere portoghesi, ma anche opere di altre lingue che ruotino attorno alla cultura portoghese oppure alle sovvenzioni agli scrittori che il governo finlandese offre ogni anno, quasi "stipendiando" gli scrittori. E' evidente come l'Europa sia e voglia sempre di più essere un serbatoio di pluralità, di molteplicità etniche e dunque linguistiche. Credo che sia molto importante tenere presente che la pluralità di culture etnie e lingue non indebolisce il nostro essere europei. Amin Maalouf mette in guardia dal considerare l'identità personale qualcosa di monolitico, e ne sottolinea la connotazione plurale e molteplice. 

F.A.D.: Il Portogallo è un paese europeo, ma è anche un attore globale (come pochi, considerando la nostra dimensione economica e demografica), per l’eredità della sua storia, della sua cultura e soprattutto della sua lingua. Da molto tempo la lingua portoghese non è più un patrimonio esclusivo della del Portogallo. Non abbiamo questa pretesa. Il futuro della lingua portoghese ci lascia molto tranquilli e fiduciosi. Il portoghese è una delle lingue più parlate al mondo e dovrà continuare a crescere, quanto al numero di persone che lo parlano e come un’affermazione sempre più forte su internet, nelle organizzazioni internazionali, nel mondo degli affari e in molti settori artistici: dalla letteratura al cinema e alla televisione. Il portoghese sarà sicuramente una delle lingue vincenti della  globalizzazione: attualmente è parlato da 250 milioni di persone, ma fino al 2050 saremo 350 milioni nella Comunità dei Paesi di Lingua Portoghese (CPLP). Il portoghese è la sesta lingua più parlata a livello globale, la terza in Europa.
Il potenziale economico è estremamente elevato, considerando l’importanza di settori come l’educazione, l’editoria, la traduzione, la comunicazione sociale (inclusa la televisione), che nel loro insieme possono arrivare a rappresentare una parte considerevole del Pil di un paese. Il portoghese è, per esempio, la  4ª lingua utilizzata per quanto riguarda twitter. Il Brasile è un gigante, ma anche Angola e Mozambico hanno un grande potenziale, anche in termini economici e demografici. 
Esistono molte opportunità che possono essere incrementate collaborando con i paesi di lingua portoghese. Abbiamo un ampio ventaglio di opportunità, non soltanto economiche, ma anche di sviluppo umano, intellettuale e artistico.  
Il portoghese scritto e parlato in Angola, Brasile, Capo Verde, Guinea-Bissau, Mozambico, Portogallo, São Tomé e Príncipe, Timor Est, è come un grande albero, con un tronco unico, da cui partono ramificazioni e fiori colorati, che rappresentano le nostre diverse sfumature e accenti.
É una lingua di ciascuno e di tutti. Una lingua di mescolanze. Uno strumento unico e inscindibile, e al tempo stesso dinamico e versatile, che arricchisce un grande spazio culturale e globale, assente in questa lingua. Questa è la grande forza del portoghese, oggi e nel futuro. 


 S.D.: Lo scorso anno si sono celebrati i 500 anni dell'arrivo del popolo portoghese in Cina. Oggi è il Portogallo ad attirare uomini e capitali dalla Cina ed il Golden Residence Permit Programme offerto a chi investa almeno 800.000 dollari nel paese sta attraendo sia privati che aziende. E ciò è solo la punta dell'iceberg dell'interesse cinese in Portogallo: pensiamo all'acquisizione avvenuta alla fine del 2011, quando la China Three Gorges Corporation ha acquisito una quota del 22% nella compagnia energetica nazionale del Portogallo, Energias de Portugal (EDP), per 3,5 miliardi di dollari, cui ha fatto seguito anche da un prestito di 1 miliardo di dollari da parte della BoC a EDP.  Credo che questo dimostri che, anche se negli anni passati la crisi era molto acuta in Europa e specialmente nel sud Europa, nessuno dei grandi player internazionali sia pubblici che privati ha smesso di credere che ci saremmo rialzati.


F.A.D.: Il Portogallo e la Cina mantengono un rapporto da lungo tempo. Si tratta di legami storici che vanno anche oltre la nostra presenza a Macao (territorio che continua a mantenere la sua specificità e l’eredità culturale portoghese). La Cina non è soltanto il paese più popoloso del mondo – è  anche una civiltà millenaria. Gli ultimi decenni costituiscono appena un piccolo capitolo – in una prospettiva strettamente temporale – nella storia della Cina, ma in termini politici ed economici ci sono stati importanti cambiamenti: l’eredità di Mao e la globalizzazione hanno permesso alla Cina di recuperare la sua centralità. È ingenuo e restrittivo  pensare alla Cina unicamente come ad una specie di  deposito di mano d’opera a basso costo. L’interesse di un gigante come la China Three Gorges Corporation in un’impresa con la EDP (che si distingue in un settore come quello delle energie rinnovabili, e in particolare nel campo dell’energia eolica) si inserisce in questa dinamica, con una doppia valenza (questa settimana il nostro Presidente della Repubblica sarà in visita in Cina, accompagnato da un gruppo di 80 impresari). Sicuramente le imprese portoghesi hanno sofferto un duro impatto con la crisi, soprattutto per quanto riguarda i costi del finanziamento. Queste difficoltà sono tuttora presenti, specialmente per quanto riguarda le piccole e medie imprese.  È di importanza fondamentale portare a termine le riforme che si impongono nella zona euro – come l’unione bancaria e altre misure che permettano di evitare contorsioni economiche e un aggravarsi delle disuguaglianze. 

Il Portogallo ha portato a termine il suo compito. Il programma di riassestamento è stato recentemente concluso ed è giusto che il popolo portoghese inizi a beneficiare degli effetti positivi prodotti da un lungo periodo di sacrifici.  

Per mantenersi come un progetto di successo – come è avvenuto negli ultimi decenni – l’Unione Europea dovrà rivelarsi capace di affermarsi come uno spazio di prosperità condivisa, in una logica di solidarietà e uguaglianza. E l’euro, in particolare, deve costituire una moneta veramente comune, al servizio di tutti gli Stati –membri. 

Ci attendono grandi sfide: economiche (come generare crescita e impiego?) e politiche (come colmare il “deficit democratico” e l‘apparente disinteresse di tanti cittadini europei?). Le prossime elezioni per il Parlamento Europeo serviranno a tastare il polso e aggiustare il tiro  in campo  politico.